lunedì 23 luglio 2012

Gioiosa Jonica - Campo di Libera 2012. Marcia della Memoria

...come si fa ad essere tristi in un luogo che porta questo nome? Una evidente provocazione, pensi alla Locride e automaticamente l'associ con la 'ndrangheta, il pizzo, i morti ammazzati, l'illegalità imperante e diffusa, i sequestri e l'Aspromonte tristemente famoso, il traffico di droga e di clandestini, la prostituzione ...

Che tristezza... come può la gente vivere con tutto questo?

La prima sera che sono arrivata al centro Don Milani, l'Associazione che aderisce a Libera ed organizza il Campo, ho conosciuto Mario Congiusta, di lui mi hanno colpito subito la determinazione e il coraggio.
Mario ci ha raccontato che la 'ndrangheta ha ammazzato suo figlio; lui dal quel giorno non si ferma mai, la sua vita è dedicata a raccontare cosa è la malavita organizzata, a far conoscere come agisce e dove si nasconde.
Mario parla di suo figlio morto a soli 32 anni, la fatica e il dolore sono evidenti, ma lui stringe i denti a va avanti perchè ogni morto ammazzato ha un nome, una storia e una famiglia che muore con lui:  quel nome e quella storia non si debbono dimenticare.
Dimenticarli è ammazzarli due volte, dice Mario, il loro sacrificio è la testimonianza del coraggio di guardare la mafia dritta negli occhi e dire no, chi cade combattendo la mafia strappa all'illegalità e al sopruso un pezzetto di libertà, per ognuno di noi.

Mario però non è triste, Mario è arrabbiato, indignato e fiero, combatte ogni giorno portando un sorriso per ognuno e dentro il suo dolore.

Oggi è il 22 luglio e si va in Aspromonte, alla Marcia della Memoria per le vittime della 'ndrangheta.

La marcia è organizzata da Libera, la lunga carrovana di mezzi si snoda lungo stradine impervie e sale passando in mezzo a San Luca: il centro del potere della ndrangheta in tutto il mondo.
Mario è venuto con il maggiolone giallo di Gianluca, ci sono tante associazioni che partecipano, siamo davvero tanti.

L'Aspromonte ci attende con la sua bellezza selvaggia e i picchi rocciosi che si alzano improvvisi e nudi sui pendii verdi, da lì seguiremo un percorso segnato dai nomi dei tanti morti ammazzati, fino a Pietra Cappa dove sono stati  ritrovati i resti dell'ultimo sequestrato ucciso: Lollo Carpisano.















Anna e Totò Fava
Anna e Totò Fava camminano vicini, lei ha i capelli grigi raccolti sulla nuca, portano ancora il lutto e il dolore negli occhi; hanno modi i semplici e cortesi dei contadini, i sorrisi sinceri, hanno portato al campo il caffè caldo nei thermos e i pasticcini, Totò offre orgoglioso anche le pere raccolte la mattina.
Quando Totò parla di Celestino le parole si spezzano in gola, Celestino aveva 22 anni e dice il padre era un ragazzo gioioso, è stato ammazzato a Palizzi dove abitava, la mattina del 29 novembre 1996, insieme a Nino Moio di 27 anni mentre erano a raccogliere la legna, sugli omicidi non è mai stata fatta luce.
Anna e Totò mi hanno stretto il cuore, forse è la loro semplicità a commuovermi o forse il sapere che hanno vissuto dieci lunghi anni senza uscire di casa, sopraffatti  e emarginati dal sospetto e dal pregiudizio della gente del loro paese, le indagini svolte non hanno avuto alcun esito ma hanno dimostrato in modo inconfutabile che Celestino era una persona onesta e completamente estraneo alla ndrangheta e ai suoi loschi affari.

Il percorso di montagna sale e scende, attraversa alcune fiumare, non tutte sono completamente asciutte.Non è facile camminare sotto il sole e ti rendi conto di quanto quel luogo sia isolato dal resto del mondo, capisci perchè era territorio indiscusso della 'ndrangheta.
Scorci bellissimi si aprono improvvisi sugli strapiombi e sui picchi rocciosi, Pietra Cappa imponente vigila su tutto il nostro cammino.
 

Deborah Carpisano racconta il grande amore che suo padre Lollò  le ha trasmesso per l'Aspromonte, oggi dopo il ritrovamentodei suoi resti è divenuto per lei un luogo sacro,
Lollo era un fotografo (era stato anche un giocatore di calcio della Reggina) che si è rifiutato di pagare il pizzo e  ha denunciato, fu sequestrato a il 22 luglio del 1993, di lui non si seppe più nulla, solo dieci anni dopo, la lettera aninima, forse del carceriere pentito indicò alla famiglia dove si trovavano i suoi resti, ai piedi di Pietra Cappa.
Deborah ci regala le parole del padre: "se ognunodi noi non fa la sua parte, se tutti vanno via a chi rimane questa Calabria?".

Mario Congiusta stringe tra le mani le racchette da trekking di Gianluca e ci racconta con forza la sua indignazione, ci grida che la stessa indignazione e la stessa rabbia devono essere nostre, a causa di una politica che è ambigua e un parlamento che lascia vuoti legislativi, fare la lotta alla mafia è difficile, ci dice, se non ci sono gli strumenti la battaglia è persa. La lotta alla mafia e per la legalità riguarda ognunodi noi, dobbiamo pretendere, ripete, che ognuno faccia la propria parte dobbiamo pretendere che lo stato e la politica siano dalla parte delle persone per bene. E' tanto arrabbiato Mario, racconta che il parroco di Rosarno solo due giorni fa chiamato a deporre in un processo contro la potente famiglia Pesce, ha dichiarato di esserne amico. Tutte le Istituzioni, tutta la Chiesa, e la società civile, grida, devono sapere da che parte stare.

Scendiamo lentamente, per quel po' di strada che rimane, in silenzio e con gli occhi lucidi, sotto il sole che non risparmia, ci accompagnano le cicale e i campani delle capre, nella testa rimangono le parole, i volti, le storie, proviamo a non dimenticare, proviamo a ricordare che tutto questo ci riguarda.


Per saperne di più:
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5745
http://www.gianlucacongiusta.org/
http://www.stopndrangheta.it/stopndr/progetto.aspx
http://www.dasud.it/
http://www.donmilanigioiosa.com/





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