Aeroporto di Lamezia Terme |
Lamezia è nell'assolata Piana di Sant'Eufemia e alle spalle ha colli e montagne, l'aria calda e umida ti investe subito appena si aprono le porte trasparenti degli "Arrivi" e ti butti nella trafficata strada che porta in centro; prendo di corsa il biglietto per il bus che va alla stazione.
In stazione decido: lo sportello o la biglietteria automatica? Quella automatica, faccio prima, tanto allo sportello c'è una signora che litiga con il bigliettaio già da un po', veloce faccio per digitare la destinazione sul monitor che ecco arriva un altro impiegato delle ferrovie che mi sposta cortesemente e mi chiede dove devo andare, così scopro che anche alla "macchinetta veloce per fare prima e non impegnare il personale" c'è un bigliettaio che fa i biglietti a tutti, e poi ti dice laconico che per andare a Catanzaro Lido c'è il bus, sostitutivo del treno, che è da novembre che la linea ferroviaria è interrotta per una frana.
Ok prendo il bus, anche per forza; mi accerto che mi porti alla stazione di Catanzaro per poi proseguire per Gioiosa.
Il tragitto dura circa un'ora, tra campi coltivati e riarsi, tra casette sperdute e paesi che spuntano improvvisamente dalla campagna ma che hanno tutti una stazione ferroviaria, beati loro.
Sul bus tanti Senegalesi e la brutta vicenda di Rosarno, di pochi anni fa mi torna alla mente; non è distante Rosarno da qui.
Stazione di Catanzaro Lido ore 16.20, giusti-giusti per il regionale per Gioiosa, binario due, tre vagoni, due di seconda e uno di prima, motrice diesel che quando parte sembra singhiozzi: inizia, di stazione in stazione, la sequela di paesi lungo la costa che si susseguono legati dal filo della spiaggia bianca e dal mare color smeraldo fino al blu cobalto.
Paesaggio dallo schema ripetitivo; immaginate in sequenza: il finestrino del treno scorre sul paesaggio come la pellicola di un film: baracche-casette-improbabili palazzi stile Hollywoodiano-scheletri di edifici mai terminati-casette-baracche-agrumeti-campi coltivati-canneti spiaggia bianca- dune-agavi, poi di nuovo baracche-casette-palazzi: un altro paese e così via.
La spiaggia libera, selvaggia e bellissima compare solo nell'intervallo di paesi e di costruzioni tanto per ricordarti come era e ora non lo è più.
Anche nei centri abitati la campagna tenta di riprendere il sopravvento e lo fa indisturbata tra asfalto e cemento: qui l'uomo e la natura hanno ingaggiato una lotta selvaggia per la contesa dello stesso spazio.
Dopo un'ora arrivo a Gioiosa Jonica, che nome! Mette già di buon umore; G-I-O-I-O-S-A: come si fa ad essere tristi in un posto che si chiama così.
Giovanna
Bello...davvero bello...ed è solo l'arrivo!!!!!
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