Ieri sera su Facebook abbiamo dato in anteprima la notizia dell'invasione dei topi agli antichi granai, abbiamo anche ironizzato sull'accaduto giocando sul binomio topi e granai.
Facile ironia che non nasconde l'ennesima figuraccia che incassa ancora il nostro paese: tra pochi giorni si sarebbe dovuto inaugurare una mostra di arte contemporanea, che come altre meritevoli iniziative culturali avrebbe dato lustro a Pitigliano, invece saliamo agli onori della cronaca per l'invasione dei topi e per l'incapacità di gestire un evento alla fine ordinario.
Ma non è finita qui, da come leggiamo dal Tirreno di stamani, la vicenda assume risvolti assai più gravi ed inquietanti, in quanto è stata messo a rischio la salute e la sicurezza di un'impiegata sul posto di lavoro.
Per ultimo un pensiero all'autrice dell'opera che pare abbia "causato" l'invasione dei topi, il grande quadro, ispirato alla Pietà di Michelangelo e realizzato con i chicchi di riso, che l'autrice ha donato al Comune e che finita in pasto ai topi.
Riportiamo l'articolo integralmente, non possiamo che esprimere il nostro sconforto davanti a tanta superficialità ed augurare all'impiegata dell'ufficio turistico una veloce guarigione.
"Ratti nell’ufficio turistico Parte la disinfestazione Impiegata finisce all’ospedale Locali riaperti sabato ma stamani ci sarà un nuovo sopralluogo A rischio il vernissage di ArtExpò previsto per il 10 dicembre
A favorire l’insolita invasione sarebbe stato un quadro realizzato con il riso e donato al Comune dall’artista
FRANCESCA FERRI
PITIGLIANO. I ratti invadono gli ex granai della Fortezza Orsini, la dipendente dell’ufficio turistico finisce in ospedale e la mostra di fine anno rischia di slittare. Sono gli effetti collaterali dell’arte contemporanea a Pitigliano, dove gli ex granai, oggi riconvertiti in spazio espositivo, sembrano essere tornati all’antico uso. Quello di custodire cibarie. In questo caso, però, si tratta di cibo per topi.
Questa la cronaca. Martedì scorso nell’ufficio turistico, che occupa una parte degli ex granai, c’è un un tanfo insopportabile ed escrementi di ratto ovunque, sui ripiani, sul pavimento. Le tracce sono disgustose e inequivocabili: l’ufficio è stato invaso dai tarponi nelle ore di chiusura. Parte la segnalazione al Comune che, l’indomani, fa avviare la derattizzazione. L’intervento cade proprio nei giorni in cui era prevista la chiusura per permettere all’addetta di partecipare alla Borsa turismo di Firenze.
Il sabato, al rientro della signora, il locale riapre; non giunge infatti nessuna comunicazione che impone di tenere abbassata la saracinesca. L’addetta riprende il suo posto ma, alla fine della giornata, qualcosa non va. Avverte un gonfiore alla bocca e senso di svenimento e viene soccorsa e portata all’ospedale. Che siano le conseguenze dell’esposizione agli escrementi dei ratti? O forse è un’intossicazione dalle sostanze usate per la disinfestazione? I sanitari contattano subito l’operatore che ha eseguito l’opera per conoscere le sostanze impiegate. Sono la colla Top Gum, usata per le trappole, e il Nocurat, una sostanza paraffinata. Quindi chiedono consulenza del centro antiveleni di Milano che però tranquillizza: questi prodotti - spiegano i medici lombardi - non sono particolarmente nocivi dunque il consiglio è di trattare la paziente come se avesse avuto una reazione allergica. Alla signora viene fatta una flebo.
Il sospetto, a quel punto, torna sui “tarponi”. Il medico contatta il Comune e il responsabile della derattizzazione per il controllo ambientale della struttura prima della riapertura. La notizia, nel frattempo, ha fatto il giro del paese ma ancora non c’è lieto fine. La signora, che sabato era rientrata a casa nonostante il parere contrario dei medici, è tornata ieri all’ospedale per un controllo e stavolta è stata trattenuta sotto osservazione per 24 ore.
Ma da dove sono usciti questi ratti? Le cause sono ancora tutte da verificare ma le tracce lasciate dagli affamati roditori danno qualche indizio. Oltre agli escrementi e alla pipì, inequivocabili impronte di zanne di ratto vengono rinvenute su un quadro che si trova nell’area espositiva e che è stato realizzato con il riso. L’opera, di soggetto sacro e di enormi dimensioni, donata al Comune dall’artista, deve essere stata “annusata” dai ratti che, a quanto pare, hanno apprezzato l’inatteso banchetto.
Un banchetto che è rimasto indigesto alla malcapitata dell’ufficio turistico. Ma non solo a lei. Anche l’associazione Arcadia non l’ha digerito. Oggi, infatti, avrebbe dovuto iniziare ad allestire la mostra ArtExpò011, la cui inaugurazione è prevista per il 10 dicembre. «Domani (oggi per chi legge, ndr) faremo un sopralluogo per vedere se i locali possono essere aperti o no - spiega il custode di Arcadia, Mauro Scalampa - e nel caso non fosse possibile dovremo attendere i 15 giorni canonici che devono trascorrere dopo le disinfestazioni. Così si slitterebbe al 14 dicembre creando disagio».
Disagio che si accumula a un ricovero in ospedale, che si somma a un’opera d’arte rovinata. Ma il sindaco minimizza. «Per me non c’è nessun inconveniente - spiega Dino Seccarecci - è stata una semplice operazione di derattizzazione come ne facciamo tante. Abbiamo una convenzione col Consorzio Bonifica per fare le derattizzazioni: che notizia è che in paese ci sono i ratti?».
Ratti sì, ma che si cibano di arte contemporanea. Questa sì che è una notizia."
FRANCESCA FERRI
PITIGLIANO. I ratti invadono gli ex granai della Fortezza Orsini, la dipendente dell’ufficio turistico finisce in ospedale e la mostra di fine anno rischia di slittare. Sono gli effetti collaterali dell’arte contemporanea a Pitigliano, dove gli ex granai, oggi riconvertiti in spazio espositivo, sembrano essere tornati all’antico uso. Quello di custodire cibarie. In questo caso, però, si tratta di cibo per topi.
Questa la cronaca. Martedì scorso nell’ufficio turistico, che occupa una parte degli ex granai, c’è un un tanfo insopportabile ed escrementi di ratto ovunque, sui ripiani, sul pavimento. Le tracce sono disgustose e inequivocabili: l’ufficio è stato invaso dai tarponi nelle ore di chiusura. Parte la segnalazione al Comune che, l’indomani, fa avviare la derattizzazione. L’intervento cade proprio nei giorni in cui era prevista la chiusura per permettere all’addetta di partecipare alla Borsa turismo di Firenze.
Il sabato, al rientro della signora, il locale riapre; non giunge infatti nessuna comunicazione che impone di tenere abbassata la saracinesca. L’addetta riprende il suo posto ma, alla fine della giornata, qualcosa non va. Avverte un gonfiore alla bocca e senso di svenimento e viene soccorsa e portata all’ospedale. Che siano le conseguenze dell’esposizione agli escrementi dei ratti? O forse è un’intossicazione dalle sostanze usate per la disinfestazione? I sanitari contattano subito l’operatore che ha eseguito l’opera per conoscere le sostanze impiegate. Sono la colla Top Gum, usata per le trappole, e il Nocurat, una sostanza paraffinata. Quindi chiedono consulenza del centro antiveleni di Milano che però tranquillizza: questi prodotti - spiegano i medici lombardi - non sono particolarmente nocivi dunque il consiglio è di trattare la paziente come se avesse avuto una reazione allergica. Alla signora viene fatta una flebo.
Il sospetto, a quel punto, torna sui “tarponi”. Il medico contatta il Comune e il responsabile della derattizzazione per il controllo ambientale della struttura prima della riapertura. La notizia, nel frattempo, ha fatto il giro del paese ma ancora non c’è lieto fine. La signora, che sabato era rientrata a casa nonostante il parere contrario dei medici, è tornata ieri all’ospedale per un controllo e stavolta è stata trattenuta sotto osservazione per 24 ore.
Ma da dove sono usciti questi ratti? Le cause sono ancora tutte da verificare ma le tracce lasciate dagli affamati roditori danno qualche indizio. Oltre agli escrementi e alla pipì, inequivocabili impronte di zanne di ratto vengono rinvenute su un quadro che si trova nell’area espositiva e che è stato realizzato con il riso. L’opera, di soggetto sacro e di enormi dimensioni, donata al Comune dall’artista, deve essere stata “annusata” dai ratti che, a quanto pare, hanno apprezzato l’inatteso banchetto.
Un banchetto che è rimasto indigesto alla malcapitata dell’ufficio turistico. Ma non solo a lei. Anche l’associazione Arcadia non l’ha digerito. Oggi, infatti, avrebbe dovuto iniziare ad allestire la mostra ArtExpò011, la cui inaugurazione è prevista per il 10 dicembre. «Domani (oggi per chi legge, ndr) faremo un sopralluogo per vedere se i locali possono essere aperti o no - spiega il custode di Arcadia, Mauro Scalampa - e nel caso non fosse possibile dovremo attendere i 15 giorni canonici che devono trascorrere dopo le disinfestazioni. Così si slitterebbe al 14 dicembre creando disagio».
Disagio che si accumula a un ricovero in ospedale, che si somma a un’opera d’arte rovinata. Ma il sindaco minimizza. «Per me non c’è nessun inconveniente - spiega Dino Seccarecci - è stata una semplice operazione di derattizzazione come ne facciamo tante. Abbiamo una convenzione col Consorzio Bonifica per fare le derattizzazioni: che notizia è che in paese ci sono i ratti?».
Ratti sì, ma che si cibano di arte contemporanea. Questa sì che è una notizia."
che tristezza!!!poveri topi loro hanno fatto il loro lavoro! povera artista ha lavorato con tanta passione...e la sua opera è finita ai topi! povera Cinzia lei lavorava e non per hobbi,ed è finita all'ospedale martorizzata dalle flebo!poveracci coloro che si sono occupati della derattizzazione!povero Mauro che vede vanificato il suo lavoro! poveri tutti noi che lavoriamo se non c'è la cura per il nostro patrimonio artistico culturale ed umano!possibile che non si possa prevenire nulla? sarò un igienista ma vedo troppo degrado a giro non è che ci stiamo abituando? c'è un pò troppo scaricabarili non è che è diventata una regola per non fare le cose come vanno fatte?
RispondiEliminama scusatemi ... in un "momento" storico/critico, come quello che stiamo vivendo quasi tutti noi, in cui la Cultura viene tagliata ovunque, a Pitigliano c'è talmente tanta cultura che se ne possono cibare addirittura i topi
RispondiEliminadi che ci lamentiamo ...
Scusatemi tanto!!!!!!!!
RispondiEliminaMa nei luoghi pubblici la derattizzazione periodica è O B B L I G A T O R I A ! !
L'inizio di in infestazione da topi lascia dei segni inequivocabili, e il derattizzatore avrebbe riconosciuto queste traccie (cacate)
e preso provvedimenti.
A me pare che della semplice colla per topi e un pò di formaggio qua e là sia decisamente troppo poco per una seria derattizzazione. Ma io non faccio questo di mestiere, per cui forse mi sbaglio...
RispondiEliminacara Catia non ti sbagli, anzi
RispondiEliminasolo che probabilmente non tutti abbiamo le stesse conoscenze, chi è stato chiamato ad operare per conto del Comune probabilmente ha delle conoscenze molto limitate
Addirittura giudicare il lavoro di derattizzazione no dai! Non è possibile polemizzare su tutto! Soprattutto come facciamo a sapere cosa sta succedendo? Comunque i topi esistono e può succedere che entrino in un locale chiuso da più di un mese.
RispondiEliminaPuò succedere che entrino i topi in ambienti semi abbandonati, specialmente se i locali sono sporchi da mesi e se viene lasciato.. dimenticato un quadro che risulta appetibile per i ratti.Può succedere di dover derattizzare, ma in questi casi gli uffici pubblici che sono alloggiati nello stesso stabile, divisi solo da una porta di vetro che i topi poi hanno abilmente superato,vanno chiusi. Per la salute di chi ci lavora e del pubblico che entra. Questo non è stato fatto.
RispondiEliminaAnonimo, mi sa che hai ragione, non polemizziamo, non sia mai
RispondiEliminal'Ufficio Tecnico e il Sindaco sapevano dei topi da martedì 29 novembre 2011 ;)
lo ha saputo il sindaco verbalmente e sono stati informati per mail lo stesso martedì mattina : il comune,l'assessore al turismo, il sindaco.
RispondiEliminaMartedi pomeriggio l'ufficio era aperto.
Salve,
RispondiEliminaio sarei “l’Artista” che realizza le sue opere con cibo per topi…facile battuta, caro giornalista.
Tutti si sono preoccupati per tutto, mi dispiace soprattutto per la signora Tagliaferri,ma nessuno, ripeto, nessuno, e’ venuto a chiedermi cosa ho provato quando ho saputo.
L’anno scorso, durante la messa in opera dell’infiorata del Corpus Domini, scherzando, mi scappo’ detto che per la prossima avrei disegnato La Pieta’ di Michelangelo… Dimenticandolo. A primavera mi e’arrivato un enorme foglio di carta con su scritto “Pieta’ ”. Devo ammetere che in quel momento e’ cominciata una sfida con me stessa, non tanto per il disegno, quanto per il materiale da usare: doveva essere qualcosa da stendere a terra come fiori o segatura. La scelta e’ caduta sul riso perche’ puo’ avere lo stesso colore e traslucenza di un marmo. Ho capito fin da subito che avrei dovuto lavorarci ben piu’della mezza giornata canonica, sono stati 2 mesi di soldi, lacrime e sangue, in ginocchio, letteralmente. E devo rigraziare alcune amiche che, mosse a compassione, mi hanno dato una mano. Inutile dire che pur essendo tutto il “materiale” posizionato a terra in un seminterrato, non si e’ visto nemmeno un topolino campagnolo. Quello che e’ successo e’stato dovuto a negligenza e disattenzione. Ho donato il quadro al Comune ma prima di essere collocato al suo posto avrei dovuto operare un piccolo restauro che ho rimandato di giorno in giorno come succede quando non se ne vede l’urgenza. Questa la mia colpevole negligenza. Disattenzione di chi ha lasciato una finestra o un bagno aperti, perche’il quadro era li’ da mesi, anche durante I lunghi periodi in cui I Granai erano chiusi e non e’ successo niente, pantegane non si sono viste. Non ne faccio una tragedia solo perche’ tutto il progetto e’ nato nel mio cuore con lo stesso spirito di coloro che realizzano I quadri del Corpus Domini con fiori e segatura, nella consapevolezza che tutto a breve sara’ inevitabilmente distrutto. Un Mandala.
Spero solo che nel futuro il mio nome non venga associato automaticamente a dei roditori. Scusate, questo non puo’ succedere, io non esisto.
Cara artista, io ti conosco bene, e so che non era certo tua intenzione creare qualcosa al fine di far pasteggiare e ingrassare topi, e penso che, come me, nessuno dia a te la colpa di quanto è successo. Anzi, io e con me penso molte altre persone, voglio ringraziarti per quanto ti dai da fare con la tua creatività! ;-)
RispondiEliminain effetti hai ragione
RispondiEliminasi è parlato di topi, ma io per prima, pur avendoti pensata, non ho detto nulla
scusami
Per l'artista: il tuo quadro è stato lasciato lì dopo l'ultima mostra. Cioè tre mesi fa. Nei granai non è più entrato nessuno e i locali sono stati semplicemente abbandonati e lasciati sporchi. Nessuna persona che ha senso di igiene può usare quei bagni abbandonati e forse infetti, teoria della finestra aperta..non è reale, è inventata. L 'abbandono e la sporcizia sono reali, purtroppo per la tua opera e per gli altri danni ..
RispondiEliminaciao
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