mercoledì 6 aprile 2011
Pubblichiamo la lettera inviataci dall'amica Anna Ghetti, biologa e componente dell'Associazione Bioterritorio, Città del Tufo.
Il documento presenta una proposta articolata per la messa in sicurezza e la conservazione delle Vie Cave.
Il documento presenta una proposta articolata per la messa in sicurezza e la conservazione delle Vie Cave.
Dal 2 luglio 2010 le vie cave hanno iniziato un primo iter per la candidatura all’ Unesco come Patrimonio della Umanità.
Auspicando che tale percorso possa proseguire e sfociare in un esito positivo, la nostra associazione “Bioterritorio-Città del tufo” ritiene che comunque non si possa più aspettare (pena la perdita del patrimonio prima della dichiarazione Unesco) per la loro salvaguardia.
Urge intervenire per la loro“salute” attraverso un piano di gestione integrato, cioè con la sinergia di un’equipe di esperti, che vede allo stesso tavolo di lavoro un forestale, un geologo, un architetto ed un archeologo. Una visione quindi multidisciplinare, in cui ognitematismo interagisce con l’altro.
Per iniziare l’aspetto della gestione forestale non è stato preso sufficientemente in considerazione, invece è fondamentale per prevenire e consolidare/mettere in sicurezza le vie cave.
Ovviamente parliamo di gestione forestale in senso vero e proprio della coltre di vegetazione a ridosso delle vie cave. Occorre una pianificazione dei tagli, con interventi mirati dedotti dalle conoscenze delle piante presenti e passate, e l’applicazione a seconda dei casi, di tagli speciali che non privano completamente il suolo della copertura e per questo anche più sostenibili.
La copertura vegetale è importante per mantenere la stessa stabilità ma anche il microclima all’interno delle vie cave. Là dove forma un “tetto” rallenta l’azione delle piogge violente, evitando l’erosione superficiale diffusa. Anche il problema delle radici che si sono fatte strada nella roccia tufacea va affrontato di volta in volta a seconda della specie forestale. In alcuni casi, finché le radici vegetano, seppur paradossalmente, contribuiscono a sostenere la roccia. Se i sovrastanti fusti venissero tagliati drasticamente si avrebbe, con la morte delle radici, il conseguente crollo.
Questa azione di prevenzione forestale si integra con quella geologica che può operare anche attraverso la realizzazione di una vera e propria rete di drenaggio delle acque piovane, mirata al veloce allontanamento dell’acqua in eccesso per prevenire così lo sgretolamento.
Gli interventi che si possono osservare attualmente sono dettati purtroppo dall’occorrenza, effettuati solo dopo l’evento meteorico per fare defluire l’acqua che scorre all’interno della via cava .
Per ovvietà non mi dilungo sull’azione di integrazione delle precedenti con quella archeologica-architettonica, che porterebbe ad interventi di messa in sicurezza meno invasivi e stravolgenti l’assetto originario, rispetto a quelli attuati finora.
Sinteticamente un piano integrato si basa su interventi che si possono realizzare e mantenere nel tempo affrontando soprattutto le cause e trova una prima realizzazione in un’azione di monitoraggio continua.
Determinante è infine la condivisione di questo piano con i cittadini, che a loro volta devono diventare attori, in un’ottica di responsabilizzazione del valore di questo patrimonio.
Ancora di più i cittadini, proprietari di appezzamenti ricadenti vicino alle vie cave che possono diventare così “proprietari-custodi” e continuare l’azione di salvaguardia dei vecchi contadini, come i proprietari di grotte che si aprono su alcune vie cave, trasformate attualmente in mini-discariche (come per esempio quella di Poggio Cani) in mancanza di un sito adeguato di smaltimento.
Pertanto, in qualità di cittadini, consapevoli della gravità della situazione, ci impegneremo in azioni di sensibilizzazione/aggregazione su questi obiettivi.
Anna Ghetti, Associazione Bioterritorio-Città del tufo
L'Associazione “Bioterritorio-Città del tufo” nasce nel 2009 da alcune piccole e medie aziende agricole del territorio compreso tra i comuni di Pitigliano, Sorano-Sovana, che operavano già da anni nel biologico. L'attività dell'associazione è diretta a promuovere e diffondere l'agricoltura biologica e biodinamica, le coltivazioni ottenute con metodi a basso impatto ambientale, nel rispetto della biodiversità ed in generale delle risorse naturali, e la tradizione ed il legame con gli elementi ambientali e culturali del territorio.Tra gli obiettivi la sensibilizzazione/informazione su tematiche ambientali emergenti.
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